Serg.
Magg. Sab. Par. (s.p.e.) Giannino CARIA M.O.V.C.
Il
Presidente della Repubblica, per iniziativa del Presidente del Consiglio dei
Ministri e su proposta del Ministero dell'Interno, ha concesso la Medaglia d'Oro
al Valor Civile alla memoria del Serg. Magg. incursore par. Giannino CARIA con
la seguente significativa motivazione:
"CON ALTO SENSO DI GENEROSA SOLIDARIETÀ' E CON ARDIMENTOSO SLANCIO
CHIEDEVA DI PARTECIPARE VOLONTARIAMENTE ALLE DIFFICILI OPERAZIONI DI RECUPERO
DELLE SALME DEI PROPRI COMMILITONI RIMASTE PRIGIONIERE, SUL FONDO DEL MARE , NEL
RELITTO DI UN AEREO INABISSATOSI IN TRAGICHE CIRCOSTANZE. MALGRADO LA VIOLENTA
AVVERSITÀ' DEGLI ELEMENTI NATURALI NON DESISTEVA DALL'EFFETTUARE RIPETUTE
RISCHIOSE IMMERSIONI, FIN QUANDO RESTAVA VITTIMA DEL PROPRIO INDOMITO VALORE,
FACENDO OLOCAUSTO DELLA GIOVANE VITA E LEGANDO COSI' IL SUO DESTINO A QUELLO DEI
COMMILITONI CADUTI. NOBILE ESEMPIO DI COMPLETA DEDIZIONE AL DOVERE E DI SUBLIME
ABNEGAZIONE"
Il Serg. Magg. Giannino CARIA, decorato di M.O.V.C. alla memoria, era un giovane
effettivo della Brigata Paracadutisti "Folgore", nato a Macomer, in
provincia di Nuoro, il 30 dicembre 1945. Aveva lasciato la Sardegna nel 1964 per
intraprendere la carriera militare presso la Scuola Sottufficiali di Rieti. Nel
1965 venne selezionato per essere preso in forza alla 1^ Compagnia sabotatori
Paracadutisti ed inviato alla Scuola Militare di Paracadutismo di Pisa per
acquisire il brevetto di paracadutista. Rientrato al reparto speciale della
Folgore supera il corso di guastatore paracadutista, successivamente supera
anche con ottimi risultati i corsi di rocciatore e sciatore presso la Scuola
Militare Alpina di La Thuile in Valle d’Aosta. Nel 1966 partecipa senza
tregua, con i colleghi del reparto, ai soccorsi alle popolazione alluvionata di
Santa Maria a Monte e Pontedera in provincia di Pisa. Nel 1968 è inviato al
Varignano (La Spezia) presso il Comando Subacqueo incursori della Marina
Militare per frequentare il corso per l’abilitazione all’impiego delle
apparecchiature subacquee. Esperto nella tecnica dei lanci ad apertura
comandata, è sempre tra i primi nelle impegnative esercitazioni interforze e
improvvise necessità del reparto. Rientrato da Laives (BZ), dove insieme ad
altri colleghi delle Forze dell’Ordine, aveva trascorso una lunga missione
salvaguardando i nostri confini e le linee elettriche da atti di vili attentati
che causarono tra l’altro la morte di suoi commilitoni paracadutisti, era
tornato al duro addestramento della 2^ Compagnia. Il 9 novembre 1971, alla
notizia della tragedia dell’Hercules C 130 caduto nelle acque prospicenti lo
scoglio della Meloria con il suo carico di 46 giovani paracadutisti, partecipa
con i colleghi del Battaglione Sabotatori alle triste e lunga operazione di
recupero dei resti dei giovani commilitoni. Come tutti aveva sentito la sciagura
gravare su di lui, una sorta di responsabilità morale. Come era nel suo
carattere, si era impegnato al massimo, non badando allo sforzo, tesi
com’erano a raggiungere lo scopo di restituire ai genitori le spoglie dei
propri commilitoni.
L’impegno e la generosità di Giannino gli costarono la vita. Gli inziani ne
rimpiangono le gesta e l’amico perduto, i più giovani incursori ne ascoltano
le gesta e ne leggono il nome nel lungo elenco sito nel Piccolo Museo del 9°
Reggimento d’Assanto Paracadutisti “Col Moschin”. Ogni anno ne viene
ricordata la memoria nella Commemorazione annuale dei Caduti alla Meloria, che
si svolge presso i due monumenti di Livorno (uno al cimitero Comunale dei Lupi
ed uno sul lungomare di Antignano).