Sommozzatori paracadutisti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    A fine Agosto 1952. un tenente paracadutista fresco di grado e di età, con alcune idee in testa, si presentò allo Stato Maggiore della. Marina Militare, Ufficio Operazioni.

    Non si può dire che avesse riflettuto a sufficienza sulla. opportunità e sulla imperatività delle norme che regolano i rapporti fra superiori ed inferiori ed a maggior ragione fra gli appartenenti a FF.AA. diverse Tuttavia la sua iniziativa fu fortunata. e lo portò ad incontrare un interlocutore attento, intelligente ed eccezionale la M.O.V.M. Gino Birindelli, all’epoca. Capitano di fregata o dì vascello.

    Egli chiese dì poter frequentare presso il Centro subacqueo della. Marina un corso per sommozzatori-gamma. Motivo: costituire un reparto di sommozzatori paracadutisti in grado di raggiungere specchi e corsi d’acqua nell’interno del territorio nemico con l’aereo, scendere in loco con il paracadute e quindi, con attività. subacquea, raggiungere gli innumerevoli possibili obiettivi che strutturalmente vi sono insediati (porti. ponti, dighe, impianti industriali, ecc.)

    La precisazione sulla delimitazione del raggio d’azione agli specchi e corsi d’acqua interni la ritenne opportuna oltre che doverosa, per rispettare quelli che di massima sono i confini operativi delle due FF.AA.

    La conclusione a cui era. giunto erano scaturite dallo studio del materiale che era riuscito a recuperare, relativo alle imprese dei mezzi d’assalto della. M.M alle azioni di operatori subacquei tedeschi (ponti sull’Qrne, sulla. Nimega e sulla Vistola, diga. dì Anversa.) giapponesi, inglesi. americani e francesi. E ancor più dal libro "Guastatori delle dighe" e dal film omonimo in cui si narra tutta. l’attività preparatoria addestrativa ed esecutiva. svolta dalla RAF. per rompere le dighe della Moehne, dell’Eder e della Sorpe, colpendole con bombe aeree a forma di palla, lanciate con una tecnica piuttosto complessa e difficile; azione condotta a buon fine, ma con grosso spiegamento di uomini e mezzi e con forti perdite

    Gli sembrava, evidente che specie di imprese di questo tipo potevano essere portate a termine, con notevole economia di uomini e mezzi, con l’impiego congiunto di aerei, paracadute e attrezzatura subacquea.

    Alla fine del colloquio, il tenente in questione, sempre più convinto ed entusiasta. per l’addestramento che voleva realizzare, tornò a Viterbo.

    Dopo alcuni giorni, il Ten Col Michele Caforio, Comandante del Centro Militare dì Paracadutismo, lo chiamò per una ramanzina. a proposito della. presa di contatto alquanto "informale" con lo Stato Maggiore della M.M. e quindi gli diede l’incarico di scegliere il personale per costituire un plotone speciale.

    Quel Tenente Paracadutista., Franco Falcone, 4° Corso d’Accademia., ne diventa il primo Comandante: Il plotone "speciale" per addestramento e compiti, cominciò ad operare, destando ammirazione e disagi, consensi e invidie.